Physis
Naturalità esperienziale
Romeo e Olimpia
Alla riscoperta della socialità
Un giorno mi chiama una ragazza. Ha una voce dolce e accudente. Ha un problema coi suoi cani. Vado. Mi accolgono questi due fratelli dal sud. Arrivati cuccioli con staffetta. Non è dato avere informazioni sulla loro vita precedente all’adozione. Non sono mai usciti di casa e la proprietaria mi racconta di scene terrificanti appena “vestiti”, per questo motivo non li hanno mai portati fuori. Inoltre, arrivati in autunno e spaventati da tutto, hanno aspettato la primavera prima di contattarmi e ora, che vorrebbero portarli a spasso, non riescono. Perché i cani non vogliono assolutamente mettere collari o pettorine. Faccio San Tommaso. Chiedo di assistere alla preparazione. La scena a cui assisto è straziante. Entrambi i cani si schiacciano a terra una volta calzata la pettorina e iniziano sporcarsi, tremando. Li spogliamo. Tornano ad essere i cani ferali di prima appena “liberati” dalla leggera pettorina ad H. Inizia il percorso con le proprietarie che sono eccezionali nel lavorare in shaping coi loro cani, e già dopo la prima lezione otteniamo di insegnare a tutt’e due ad indossare la pettorina da soli. Otteniamo che imparino a utilizzare il naso (per dargli una sicurezza olfattiva), gli presentiamo degli amici con cui andare a passeggio. Tyché accompagna i due fratelli alla scoperta del mondo. In 5 lezioni otteniamo che le proprietarie investano del tempo per spiegare ai loro cani che possono fidarsi di loro e con brio e determinazione facciamo un piccolo percorso nelle personalità di Olimpia e Romeo. Quest’ultimo è per me un mistero. Tanto patimento e sintomi di fobia appena messa la pettorina e tanta euforia e felicità nell’essere curioso verso l’altro. Romeo agiva come una preda. Non passava dalle porte, non voleva stare nei corridoi. Il gatto lo picchiava. Olimpia invece aveva quella possessività e quella voracità che sbloccano i meccanismi di paura. Entrambi avevano sempre comunque più fame che paura, ma Romeo era anche propositivo nei confronti del mondo; con Tyché ha istaurato da subito un buon rapporto, ma è stato con Candy che Romeo mi ha stupita. Romeo si era innamorato di una Tyché, sua coetanea, ma già cagnolina saggia con un bagaglio di esperienze molto più ampio del suo. E a Tyché piaceva il ruolo di cugina maggiore nell’accompagnare fuori Romeo e Olimpia. Ma qualcosa in Romeo non mi tornava. C’era in lui una scintilla di qualcosa di più del suo essere preda. C’era in lui qualcosa di più del suo essere cane ferale. C’era qualcosa e volevo vedere cosa fosse. Ed è allora che una saggia collega (che già mi aveva guidata durante il percorso cinofilo dei due fratelli) mi suggerisce: “Porta Candy”. Candy non è come sua figlia Tyché. Non è saggia. E’ istintiva, aggressiva, pretende di gestire tutto, è molto più forte di Tyché, più determinata, più competitiva, più spinta. Ci riceve Romeo al cancello e assisto a una scena unica: Candy scende dall’auto, vede Romeo, ma si avvicina con calma. Fiuta l’aria, marca, intanto Romeo si è mette in posa, tipo Re Leone sul cancello e la guarda con la coda dell’occhio, appena Candy si avvicina lui inizia a pigolare disperato e Candy “parte” ringhiando piazzandosi a 1 cm dalla giugulare di Romeo. Ringhia dannatamente forte e la proprietaria di Romeo è sbiancata, nonostante la rassicuro sul fatto che Candy non ha mai morso nessun cane in tutta la sua vita e che a lei piace fare molto fumo, solo per raggiungere l'obiettivo in fretta. Ed è qui il mio stupore, perché Candy sta ringhiando già da parecchi secondi e Romeo non si è ancora mosso. Candy diminuisce l’intensità del ringhi e lui le sfiora lo sguardo. E’ talmente delicato nel chiederle un contatto visivo che Candy molla la ringhiaia e ora lo ama lei. Usciamo a passeggio e Romeo cammina tre metri sopra il cielo e Candy è contenta di aver conosciuto un principe. E io sono grata a tutto ciò che mi ha portato a vivere quel momento, perché ho capito quanta forza in realtà aveva Romeo. Nella sua cieca assertività. E la cosa dannatamente intesa che percepisco è che è stato come assistere alla Tourandot.